Cura e arte, cura è atto creativo, sono saldati in una simbiosi indissolubile, poiché non c'è atto creativo che non preveda gesti e pensieri di cura, come testimonia il miracolo del concepimento, della gestazione e della nascita, perfetta restituzione, per quanto meccanica, del procedere di ogni creazione.
Bene lo spiega il mito con cui i greci raccontano -appunto- della dea Cura e di come un giorno, mentre attraversava un fiume, vide che i suoi piedi lasciavano impronte nel fango.
Curiosa, immerse le mani in quella poltiglia, ne raccolse una certa quantità e si mise a modellarla, a plasmarla, divertendosi a fingere, secondo l'etimo che rimanda il significato di "fingere" a “modello”, “dò foggia alla massa”. Così, dalle sue mani cominciarono a nascere strani oggetti, figure dotate di una grazie che lasciò Cura esterrefatta a contemplarle. Fu allora che sopraggiunse Giove.
“Belli, cosa sono?” disse Giove.
“Non so,,” sorrise Cura entusiasta, “Ma sono bellissimi, vero? Li ho fatti io.”.
“Se vuoi,” propose Giove, “li faccio vivere.”.
È così fu. Giove soffiò su quelle cose di fango e queste presero vita, ed erano tanto splendide che sia Cura che Giove volevano dargli il loro nome.
Ne nacque così una disputa.
Cura sosteneva che, essendo lei l'Autrice, era evidente che il nome dovesse essere il suo. Giove sosteneva che, in verità, il vero creatore era lui, poiché senza il suo intervento quelle cose altro non sarebbero state che oggetti morti e insignificanti. La disputa si complicò ulteriormente quando ad essa si unì la Terra rivendicando lei il diritto di dare un nome a quelle cose, poiché della sua materia erano fatti.
Così, per risolvere la diatriba, fu chiamato Saturno, il cui giudizio distribuì le responsabilità.
Giove, che aveva infuso lo spirito vitale, sarebbe dovuto tornare in possesso di quello spirito, per questo tali creature non avrebbero vissuto per sempre, ma un tempo determinato, dopodiché, una volta morte, il loro spirito sarebbe tornato in possesso di Giove.
Ugualmente, a Terra, sarebbe tornata in possesso della sua materia quando lo spirito vitale li avesse abbandonati.
Ma a possederli durante tutta la vita, sarebbe stata Cura. Colei che li aveva plasmati, che li aveva creati, con la stessa arte e con la stessa cura, avrebbe dovuto accompagnarli lungo tutta l’arco dell’esistenza, fino alla morte.
Il nome, invece, come si sa, non sarebbe toccato a nessuno dei tre contendenti: l'essere si sarebbe chiamato "uomo", perché creato dall'humus.
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