tag:blogger.com,1999:blog-79792059454717719762024-03-05T12:49:56.917+01:00CurArtePercorsi Educativi di Medicina IntegrataMassimo Silvano Gallihttp://www.blogger.com/profile/13106682080963876792noreply@blogger.comBlogger10125tag:blogger.com,1999:blog-7979205945471771976.post-81974721098315342142015-06-26T08:13:00.001+02:002019-08-14T16:14:07.564+02:00Oltre i confini del metodo scientifico<span style="color: #990000; font-size: 10pt; letter-spacing: 1px;"><b> INTRODUZIONE ALLA CURARTE</b></span><br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: left;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/c/ce/Marcel_Duchamp.jpg/220px-Marcel_Duchamp.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="260" data-original-width="220" height="400" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/c/ce/Marcel_Duchamp.jpg/220px-Marcel_Duchamp.jpg" width="338" /></a></div>
Eccoci giunti all'ultimo post di questa introduzione. Come si è potuto evincere in ognuno di questi articoli iniziali, una delle caratteristiche principali del processo di CurArte è il fermo superamento di ogni ortodossia precostituita, di ogni pre-concetto di verità, con il conseguente distacco dal metodo scientifico per riconoscere, invece, tutte quelle esperienze di verità che hanno luogo al di là dei confini che esso stabilisce, affinché ogni santa teoria non abbia la meglio sulla concretezza dei fatti. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
La teoria principe di CurArte è, dunque, molto semplice: funziona ciò che funziona e non funziona ciò che non funziona.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Si tratta, quindi, di un approccio che non ha verità precostituite ma che cerca continuamente la sua verità attraverso mirate sperimentazioni e feedback condivisi con il soggetto della cura che diventa la sola cartina tornasole del successo dell'intervento.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
D’altronde anche l'artista, quando è tale, danza insieme alla sua opera verso un uscio che non gli è dato sapere in partenza, egli partecipa con lo stesso stupore alla rivelarsi dell’opera che va creando. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
In questa direzione si attesta, nel processo di CurArte, il rifiuto della diagnosi e la concentrazione sul problema in quanto tale, a prescindere da ogni definizione del problema stesso-definizione che spesso ha la sola funzione di rassicurare, quando l’etichetta non diventa, invece, di per sé, la vera patologia da cui liberarsi.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Nei percorsi di CurArte non ci si chiede mai ”Perché accade?” ma: “Cosa accade? e “Come possiamo fare affinché non accada?”. Ed è domanda a cui entrambi i poli della cura sono chiamati creativamente a rispondere, la sola degna di ogni più scandalosa ricerca.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Infatti, è ugualmente messa in discussione la posizione di potere che rende asimmetrica e disfunzionale la relazione tra chi cura e chi è curato, subordinando al primo il secondo, col falso principio che il sapere del curante sia fondamentale per la cura del curato. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
L’approccio di CurArte sposa, invece, il concetto che chi cura è chi è curato compartecipano ugualmente, col loro reciproco sapere, alla definizione del malessere, come alla costruzione dei suoi eventuali rimedi. Insomma, l’opera, qualsiasi essa sia, si costruisce insieme.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
È in questo senso da intendere quale icona di CurArte l'opera <a href="https://en.wikipedia.org/wiki/Fountain_(Duchamp)">Fountaine </a>di monsieur <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Marcel_Duchamp">Marcel Duchamp </a>che nel 1917 acquista una toilette sul catalogo di una ditta specializzata, la firma, la capovolge e la espone.<br />
<br />
Dà vita così ad una profonda rottura epistemologica con la tradizione occidentale: per la prima volta mette una cosa reale laddove da sempre abbiamo assistito a una sua rappresentazione: non il dipinto di un cesto di frutta, o (come in questo caso: di un cesso, poco importa), ma un cesto di frutta vero e proprio. Costringe così il fruitore a chiedersi, a domandarsi, ad andare oltre qualsiasi "mi piace", "non mi piace", "è bello", "è brutto" e a chiedersi, riflessivamente: “che senso ha?”. Costringe, cioè, il fruitore ad entrare nell'opera e a prendersene cura, unico modo per dotarla di senso, svelando -di fatto- quel che da sempre l'arte e la cura rivelano...</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
...che noi non siamo se non per gli altri, se non nella cura degli altri, e solo nel riflesso creativo degli occhi dell’Altro che ci rivela, scopriamo la possibilità di riflettere su di noi. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Perché solo i riflessi permettono di riflettere, solo la moltiplicazione delle immagini di ciò che non siamo permette di immaginare che, da qualche parte, ci siamo e per davvero e, a partire da quell'immaginazione ogni volta perderci per ritrovarci.<br />
<br />
<div style="text-align: right;">
<span style="color: #cc0000;"><a href="http://www.msgdixit.it/">Massimo Silvano Galli</a></span></div>
<div style="text-align: right;">
<br /></div>
</div>
Massimo Silvano Gallihttp://www.blogger.com/profile/13106682080963876792noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7979205945471771976.post-78799547320889321572015-06-16T09:08:00.000+02:002017-03-03T10:02:58.395+01:00L'epifania della CurArte<span style="color: #990000; font-size: 10pt; letter-spacing: 1px;"><b> INTRODUZIONE ALLA CURARTE</b></span><br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: left;">
</div>
<div style="text-align: left;">
<a href="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/f/f9/Giotto_-_Scrovegni_-_-18-_-_Adoration_of_the_Magi.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/f/f9/Giotto_-_Scrovegni_-_-18-_-_Adoration_of_the_Magi.jpg" height="320" width="316" /></a></div>
Nel post precedente ("<a href="http://curarte-cura.blogspot.it/2015/06/nel-golfo-della-molteplicita-potenziale.html">Nel golfo della molteplicità potenziale</a>") accennavamo come, nei percorsi di CurArte, l’agire preceda sempre il capire e sia di fatto la strada maestra che porta velocemente alla cura.<br />
<br />
I tempi di soluzione di un intervento di CurArte sono, infatti, piuttosto rapidi. Da una statistica degli ultimi cinque anni, su un totale di circa 300 casi esaminati, i margini di successo, ossia di estinzione del problema presentato, sono del 75%, di cui la gran parte tra il terzo e l’ottavo incontro. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Una rapidità dovuta all'utilizzo di appropriate tecniche e strategie che, proprio agendo nell'alveo della disciplina artistica, si possano permettere un totale stravolgimento di ogni rigido paradigma, a partire dall'assenza di un linguaggio specifico e, quindi, dalla possibilità di utilizzare qualsiasi linguaggio, nessuno escluso.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Si viene così a superare ogni ortodossa convinzione che da sempre sappiamo essere il più grande nemico della curiosità e della scoperta.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
È il caso, da poco concluso, di un uomo di 52 anni: bancario, con una grande passione per il teatro che esercitava da anni a livello amatoriale, elemento che si dimostrerà fondamentale per la risoluzione del caso. L'uomo si presentò in studio descrivendo -più o meno così- il suo problema: “Da sei anni sono in analisi, da quattro ho capito che non amo più mia moglie, eppure non riesco a lasciarla”.<br />
<br />
È la formula tipica di tante situazioni che mi capita di affrontare: “Sa, ho fatto dieci anni di..." metteteci una delle infinite possibili psicoterapie che scavano nel profondo. "E sa, mi è servita molto, ho capito che..." aggiungete una delle infinite possibili consapevolezze che possiamo trarre scavando nelle nostre vite. Poi, però, la conclusione è sempre la stessa: una volta che sono consapevole, che ho capito qual'è il mio disagio: "Adesso cosa devo fare?".</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
L’uomo in questione, riferì -appunto- che non amava più la moglie, ma le voleva bene e assolutamente non voleva farle del male e poi c'era il figlio che non voleva far soffrire e di cui -ovviamente- temeva la reazione. “Un anno fa ho conosciuto una donna,” raccontò, “Ci siamo innamorati, ma da allora, paradossalmente, la mia vita è un inferno e non le nascondo che ho pensato più volte di farla finita. Ogni giorno vorrei dire a mia moglie che è finita, che amo un'altra donna, ma non riesco. Non so davvero più cosa fare.”.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
L'evento epifanico dell'opera di CurArte si distanzia diametralmente dalla consapevolezza di stampo psicanalitico, proprio perché non la rincorre, puntando invece concretamente alla risoluzione del problema (in questo caso: annunciare alla moglie la fine del loro amore), attraverso una ristrutturazione creativa dello stesso.<br />
<br />
Affinché ciò avvenga con la rapidità che abbiamo detto, vanno applicate adeguate tecniche e strategie, dispositivi per entrare nel tessuto immaginifico del soggetto e superare le sue resistenze.<br />
<br />
L'attore in questione si dimostrò particolarmente lacerato dal concetto di onestà: il desidero di essere onesto con la moglie, con il figlio, ma la paura che questa onestà fosse per loro devastante devastante, questo cortocircuito sembrava generare l'impasse che da anni lo tormentava.<br />
<br />
Ragionammo, così, anzitutto, attorno al concetto di finzione, di come nessuno, più di lui, poteva sapere che finzione e disonestà non erano sinonimi, che anzi, come disse Picasso: “L’arte non è che una bugia che ci fa realizzare la verità”. Scoprimmo così che quell'evento tanto faticoso avremmo potuto simularlo, proprio grazie al superpotere di cui lui era in possesso: la recitazione.<br />
<br />
Quella stessa recitazione che da anni lo faceva salire sul palco, che gli faceva indossare una maschera che mentre lo proteggeva gli permetteva anche di rendere reale ciò che non lo era, o che attendeva il suo intervento per diventarlo. Fu semplice a quel punto pensare che se avessimo scritto un copione di quell'evento, avremmo anche potuto controllarlo più facilmente, anzitutto provandolo in vitro per capirne gli effetti.<br />
<br />
Nelle settimane che seguirono scrisse forsennatamente il suo copione: la scena con cui avrebbe fatto la sua dichiarazione alla moglie. Ogni 15 giorni ci vedevamo, per me lo metteva in scena e, insieme, discutevamo come miglioralo, anche esteticamente. Dopo 5 incontri era pronto a debuttare in quello strano e difficilissimo teatro che era la sua casa con per pubblico quella sola persona che sicuramente non l'avrebbe applaudito.<br />
<br />
Lo spettacolo andò in scena nella settimana successiva e, malgrado la fatica e il dolore, fu un successo.<br />
<br />
L’ho rivisto il mese scorso, al consueto feedback che chiedo dopo sei mesi dalla dismissione. Da circa un mese si era trasferito a casa del suo nuovo amore, la settimana precedente al nostro incontro c'era stata una cena con lei e il figlio dove tutto, con un po di tensione, era andato abbastanza bene, mi disse, infine, che stava pensando di trasformare quel copione in un vero e proprio spettacolo teatrale.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
A una preparazione riflessiva segue, dunque, una proposizione pragmatica. Nel percorso di CurArte -infatti- contano solo i fatti, anzi, di più: i fatti rilevati dal soggetto della cura che è testimone ultimo della sua efficacia e del senso del percorso che sta compiendo. Ci sono, insomma, molte cose da dire e da fare, ma da dire solamente, non c’è n’è. Mentre questo “dire” che non si fa azione è, invece, spesso, una dei grandi limiti di molti interventi terapeutici.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<div style="text-align: right;">
<span style="color: #cc0000;"><a href="http://www.msgdixit.it/">Massimo Silvano Galli</a></span><br />
<br /></div>
</div>
Massimo Silvano Gallihttp://www.blogger.com/profile/13106682080963876792noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7979205945471771976.post-59189385990972269462015-06-07T08:05:00.000+02:002017-03-03T10:03:09.395+01:00Nel golfo della molteplicità potenziale<span style="color: #990000; font-size: 10pt; letter-spacing: 1px;"><b> INTRODUZIONE ALLA CURARTE</b></span><br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: left;">
<a href="https://c2.staticflickr.com/6/5069/5597874022_0d87f32305_b.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="302" src="https://c2.staticflickr.com/6/5069/5597874022_0d87f32305_b.jpg" width="320" /></a></div>
Nel processo di CurArte l'artista da educatore della materia si fa educatore del disagio che attanaglia il soggetto della cura.<br />
<br />
Non per governarlo secondo finalità prestabilite, secondo protocolli, ma per accompa- gnarlo a trasformarsi in elemento espressivo anziché depressivo, per tras-formarsi in ciò che non è, ma che potrebbe essere; in ciò che non è, ma avrebbe potuto essere: quella zona dell’ipotetico, quel “golfo della molteplicità potenziale” (lo definirebbe <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Italo_Calvino">Italo Calvino</a>), che è indispensabile per qualsiasi forma di conoscenza ed è fonte fondamentale lungo il cammino della tras-formazione, del cambiamento costruttivo, della cura e dell’ascensione al ben-essere.<br />
<br />
Utilizzando i linguaggi e le metodologie dell’arte e i suoi molteplici strumenti, le persone coinvolte nei percorsi di CurArte, sono dunque accompagnate a intraprendere un viaggio di trasformazione che porta dalla materia informe, all'Opera della Cura: la trasformazione del «memoma» (del <a href="http://curarte-cura.blogspot.it/2015/06/modificare-il-genoma-con-larte.html">“genoma simbolico”</a>), testimone del cambiamento.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Si tratta di percorsi che interrogano i partecipanti coinvolgendoli in un atto ri-creativo di sé per il superamento del loro malessere; percorsi in cui ognuno si fa autore e, al contempo, materia stessa dell’Opera che va realizzando, in una continua ridefinizione creativa del proprio eventuale disagio.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Obiettivo di “CurArte” è -ovviamente- accompagnare il soggetto in difficoltà al superamento del problema che lo affligge, trattando l’intervento stesso come appuntito strumento artistico, sollecitando l’emersione di materia immaginale; interrogando la polisemia dei simboli evocati ed evocabili; reclamando, in ultima analisi, il primato delle strutture profonde e inconsce sul soggetto cosciente -senza, per altro, dover migrare nelle paludi fin troppo esacerbate della psicologizzazione. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Un processo che trova il suo centro ermeneutico nella complessità e nella ricchezza dei mondi inaspettati che è in grado di generare, universi cui sono legate indissolubilmente quelle dimensioni esistenziali, percettive, rappresentative, culturali, linguistiche che, emergendo in situazione, permettono un’elaborazione creativa del disagio, del malessere e delle possibili problematiche sottese, ma anche e soprattutto delle possibili e infinite risorse disponibili. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Uno spazio in cui è data la possibilità di “dire” e di “dire” in profondità, di aprire quell’anfratto intimo e non alienato che spesso è negato dalla pragmatica della vita quotidiana. Un “dire” che utilizza tutte le possibilità espressive e che, provocato ad uscire dal linguaggio ordinario e ordinato, si propaga con uno sviluppo ramificato di cui la complessità e la metamorfosi costituiscono la natura scompensante, lo iato che, posto al vaglio del raziocinio, darà adito, poi, alla comprensione e alla ridefinizione personale dei nuovi codici emersi.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Si instaura, quindi, un processo inverso rispetto ai più tradizionali interventi terapeutici che tendono ad anticipare il capire all'agire. Nei percorsi di CurArte l’agire, invece, precede il capire e, anzi, spesso è la strada maestra che porta velocemente a una consapevolezza che altrimenti richiederebbe anni di lavoro, come spesso denunciano le persone che si rivolgono a noi. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: right;">
<a href="http://www.msgdixit.it/">Massimo Silvano Galli</a></div>
Massimo Silvano Gallihttp://www.blogger.com/profile/13106682080963876792noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7979205945471771976.post-58083306620476690402015-06-01T11:33:00.000+02:002020-06-13T15:18:52.256+02:00Modificare il genoma con l'Arte<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://alfastudiopsicologia.it/wp-content/uploads/2018/06/1024px-Vassily_Kandinsky_1923_-_Composition_8_huile_sur_toile_140_cm_x_201_cm_Mus%C3%A9e_Guggenheim_New_York.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="554" data-original-width="800" height="221" src="https://alfastudiopsicologia.it/wp-content/uploads/2018/06/1024px-Vassily_Kandinsky_1923_-_Composition_8_huile_sur_toile_140_cm_x_201_cm_Mus%C3%A9e_Guggenheim_New_York.jpg" width="320" /></a></div>
Ci siamo già soffermati nel post <a href="http://curarte-cura.blogspot.it/2015/04/larte-lanello-mancante.html">"L'arte, l'anello mancante"</a> sul carattere evolutivo che, dal nostro osservatorio, ha avuto l'arte, non solo nello sviluppo della civiltà umana, come è scontato pensare, ma -anzitutto- nello sviluppo della stessa specie umana.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Da tempo, nelle mie incursioni nella Facoltà di Medicina e Chirurgia di Milano, dove ho l'onore di tenere alcune lezioni, appunto, sull'arte e la cura, mi diverto a provocare gli astanti con una storiella che evoca questa mirabolante esplosione dell'umanità.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ecco la storia...</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
“C’era una volta…”, ma -in questo caso- proprio una volta... almeno quaranta, quarantacinquemila anni fa, una piccola comunità di uomini e di donne che, come in uso nei costumi dell’epoca, viveva in una caverna.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ogni giorno si alzavano e compivano quelle tre/quattro operazioni che facevano della loro vita… la loro vita: cacciare, raccogliere erbe, bacche, frutti, mangiare, riprodursi e tornare a dormire... così, senza sosta, aspettando, non diversamente da noi, la fine.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Un bel giorno, però, come in tutte le favole, accadde una cosa straordinaria.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Una mattina, mentre tutta la comunità si preparava per uscire a procurarsi il cibo, due di loro si fermarono.</div>
<div style="text-align: justify;">
“Che c’è,” gli chiesero, “non vi sentite bene?”.</div>
<div style="text-align: justify;">
"No,” risposero quelli, “stiamo benissimo. È che preferiremmo star qui a disegnare.".</div>
<div style="text-align: justify;">
"A disegnare?” li guardarono allibiti. “E che significa?".</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
…Be' forse le cose non andarono proprio così, forse non parlarono nemmeno, probabilmente i più pensarono che fossero malati -dei pazzi, avrebbero detto qualche millennio più tardi. Sta di fatto che quei due si fermarono e, la sera, quando il gruppo rincasò, anzi… <i>rincavernò</i>, si trovò di fronte a qualcosa di miracoloso: le pareti della caverna completamente istoriate.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Dopo un primo momento di imbarazzo proruppe la meraviglia e tutti cominciarono a correre da una parte all'altra della grotta, riconoscendo le cose che erano del mondo e che, ora, per una autentica magia, si trovavano lì, su quelle rocce.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
“Guarda,” diceva uno, “quello sono io mentre caccio.”.</div>
<div style="text-align: justify;">
“E quella,” diceva un'altra, “quella sono io mentre raccolgo le bacche.”.</div>
<div style="text-align: justify;">
Insomma, capirono che quei due non erano proprio pazzi ma, anzi, che avevano un che di speciale e, se non proprio loro, certo quelle strane cose che facevano sulla roccia e che chiamavano disegni. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Così, da quel giorno, cominciarono a tenerli in una certa considerazione.</div>
<div style="text-align: justify;">
Gli chiedevano consiglio quando qualcosa li turbava, quando dovevano prendere certe importanti decisioni; si recavano da loro quando stavano male e, questi, una volta facendo un disegno, una volta compiendo una danza, riuscivano, non sempre certo, ma spesso, anche a guarirli e, sicuramente, sicuramente li curavano, nel senso che si prendevano cura di loro.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Andarono avanti così per anni; poi, e siamo al lieto fine, uno dei due artisti, a questo punto possiamo chiamarli così, una mattina alzandosi disse: "Senti… sai cosa ti dico… io mi sono rotto di disegnare, mi sa che vado a fare il medico.".</div>
<div style="text-align: justify;">
"Il medico?" chiese l'altro stupito. "E cos'è il medico?".</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: 16px;">Fine della novella.</span></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
Al di là di ogni divertita provocazione, la nostra straordinaria capacità di creare simboli non solo è al'origine dell'umanità, ma anche foriera della sua continua e progressiva, inarrestabile (nel bene e nel male) evoluzione.</div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Carl_Sagan">Carl Sagan</a> con il concetto di <a href="http://curarte-cura.blogspot.it/2015/05/conoscenza-extrasomatica.html">conoscenza extrasomatica</a> (ne scrivevamo qualche post fa), ci dice che se prendessimo un neonato da quella caverna primitiva e lo trasportassimo nella nostra moderna civiltà, crescerebbe arguto e intelligente come tanti nostri ragazzini, poiché da allora il nostro codice genetico è rimasto praticamente immutato, ciò che invece è cambiato enormemente è la ricchezza di simboli che abbiamo a disposizione per nutrire il nostro cervello. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
E' attraverso i simboli che il nostro cervello ha acquistato e acquista la capacità di eseguire operazioni altrimenti impossibili mentre, allo stesso tempo, i simboli hanno modificato e modificano il nostro cervello più potentemente e più radicalmente dei geni. I simboli, perciò, non sono mere associazioni arbitrarie, ma veri e propri agenti in grado di plasmare attivamente il nostro cervello e di intervenire sul nostro benessere.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Richard_Dawkins">Richard Dawkins</a>, ha dato a questi agenti il nome di <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Meme">«meme»</a>, una sorta di «gene della mente». </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Se il gene è la molecola replicante che prevale negli organismi biologici, il «meme» è l'unità base della trasmissione culturale che può essere trasmesso da individuo a individuo anch'esso subendo variazioni evolutive, ma con una velocità infinitamente superiore. Inoltre, mentre sui geni non possiamo intervenire, se non con sofisticate e ai più inaccessibili tecnologie, la creazione e la trasmissione di nuovi «meme» non è preclusa a nessuno.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
E cos'è l'arte se non la capacità di produrre quantità infinite di «meme» manipolando il nostro «memoma»?.<br />
<br />
Il nostro intervento volge proprio in questa direzione: stimolando la creazione e la produzione di nuovi «meme», simboli atti a plasmare e modificare il nostro malessere trasformandolo in benessere.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<div style="text-align: right;">
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: right;">
<a href="http://www.msgdixit.it/"><span style="color: #cc0000;">Massimo Silvano Galli</span></a></div>
</div>
</div>
</div>
<br />
<div>
<span style="color: #cc0000; text-align: left;"><b>Ti è piaciuto l'articolo? Seguimi su Facebook...</b></span></div>
<div class="fb-page" data-hide-cover="true" data-href="https://www.facebook.com/msgdixit" data-show-facepile="true" data-width="340">
</div>
Massimo Silvano Gallihttp://www.blogger.com/profile/13106682080963876792noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7979205945471771976.post-3359742928940322042015-05-25T09:56:00.000+02:002017-03-03T10:03:23.802+01:00Simboli che curano<span style="color: #990000; font-size: 10pt; letter-spacing: 1px;"><b> INTRODUZIONE ALLA CURARTE</b></span><br />
<br />
<div style="text-align: left;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: left;">
</div>
<div style="text-align: left;">
<a href="http://cp12.nevsepic.com.ua/75/1352554112-1903-hugo-simberg-lange-blessg-the-wounded-angel.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://cp12.nevsepic.com.ua/75/1352554112-1903-hugo-simberg-lange-blessg-the-wounded-angel.jpg" height="254" width="320" /></a></div>
La gran parte del nostro malessere ha origine psichica, <i>morbus sine materia</i>, lo chiamarono i primi psichiatri, qualcosa tipo: "male di cui non si ha evidenza organica". </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Un disagio che principia quando il vivente entra -lo dicevamo nel <a href="http://curarte-cura.blogspot.it/2015/05/conoscenza-extrasomatica.html">precedente post</a>- in un cortocircuito comunicativo, per cui il linguaggio che utilizza, sia esso articolato o inarticolato, non è più in grado di stabilire una relazione costruttiva con il mondo (con il proprio mondo interiore, con il mondo dell’Altro, o con il mondo in genere), non è più in grado, cioè, di comprendere il mondo o di farsi comprendere e, quindi, di determinarlo. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
(Le più recenti ricerche definiscono, ad esempio, allo stesso modo l’origine del tumore: un difetto di comunicazione tra le cellule che da abbrivio ad una relazione erronea e al conseguente sviluppo della neoplasia maligna).</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Al di là di ogni diagnosi, chi viene a cercare il nostro aiuto denuncia, sopra a tutto, di aver perduto questa capacità di comunicare grazie alla quale orientiamo e governiamo le nostre vite e, a volte, guidati verso un qualche nord magnetico, battiamo nuove e proficue strade non ancora sperimentate. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
La crisi manifesta, in diversi modi (fobie, compulsioni, ansie, depressioni, sintomi somatici, etc), che la bussola si è rotta, che non segna più alcun nord e che, mentre ogni precedente mappa è (apparentemente) inutilizzabile, tracciarne di nuove sembra compito se non impossibile, quantomeno impervio.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Per aiutare il soggetto a tornare in una relazione costruttiva col mondo, dobbiamo dunque aiutarlo a ripristinare la sua comunicazione e la sua relazione con esso. Ma come possiamo compiere questa operazione se i simboli che finora il soggetto ha utilizzato si sono rilevati inefficaci, anzi, hanno addirittura prodotto una distorsione che ha generato malessere?</div>
<br />
Scopo di CurArte è, dunque, quello di aiutare il soggetto a generare nuovi simboli dotati di capacità rigenerativa.<br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
Ci troviamo, dunque, di fronte a una posizione differente rispetto a molti percorsi terapeutici il cui specifico è analizzare i simboli in uscita (ad esempio i sogni, ma non solo). </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Scopo di CurArte è, invece, nutrire il soggetto di nuovi simboli, facendo diventare il simbolo una sorta di farmakon, da assumere attraverso i sensi, il corpo, la mente, affinché, navigando apparentemente al contrario, possa produrre i suoi curativi effetti benefici.<br />
<br /></div>
<div style="text-align: right;">
<a href="http://www.msgdixit.it/">Massimo Silvano Galli</a><br />
<br /></div>
<div style="text-align: right;">
<br /></div>
Massimo Silvano Gallihttp://www.blogger.com/profile/13106682080963876792noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7979205945471771976.post-59050554589949235582015-05-04T12:17:00.000+02:002019-08-14T16:16:12.152+02:00Conoscenza extrasomatica<span style="color: #990000; font-size: 10pt; letter-spacing: 1px;"><b> INTRODUZIONE ALLA CURARTE</b></span><br />
<br />
<div style="text-align: left;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://www.urbancontest.com/images/img_articoli/morte03.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="533" data-original-width="800" height="266" src="https://www.urbancontest.com/images/img_articoli/morte03.jpg" width="400" /></a></div>
Attraverso la nostra capacità di creare simboli siamo diventati una specie unica tra gli esseri viventi.<br />
<br />
La nostra capacità di creare e di comunicare simboli, di trasmetterli ad altri, ci differenzia, infatti, dalle altre creature animali le quali dipendono per lo più dalle informazioni già incastonate nei loro cervelli. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
L’astronomo <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Carl_Sagan">Carl Sagan</a> chiama questa capacità tipicamente umana: «conoscenza extrasomatica». Siamo animali che apprendono stando nel mondo e interagendo con esso. Ciò significa che il nostro essere uomini risiede nella capacità di creare e comunicare, scambiare simboli. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Tutto ciò che è vivente, foss'anche l'ameba, è dotato di una struttura comunicante che, utilizzando un qualche tipo di linguaggio, entra in qualche tipo di relazione col mondo che lo circonda, com-prendendolo e cercando di farsi com-prendere, affinché tra lui e il mondo si instauri un qualche tipo di interazione che garantisca, per entrambi, la maggiore possibilità di sopravvivenza. Citavamo, ad esempio, qualche post fa, i <a href="http://curarte-cura.blogspot.it/2015/04/larte-lanello-mancante.html">pipistrelli</a> e il loro sistema di ultrasuoni. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Noi umani abbiamo sviluppato un sofisticato sistema di relazione col mondo e di sopravvivenza nel mondo: creiamo e condividiamo simboli affinché il mondo si doti di senso e quando, in diversi modi e gradi, salta questa comunicazione con il mondo, questa capacità di ideare e condividere simboli, il malessere soppianta il benessere. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
(non a caso la lotta di <a href="https://www.google.it/search?q=Franco+Basaglia&oq=Franco+Basaglia&aqs=chrome..69i57j0l5.496j0j4&sourceid=chrome&es_sm=93&ie=UTF-8">Franco Basaglia</a> per la chiusura dei manicomi verteva, tra l’altro, proprio su questo principio: come curare una persona che si è disconnessa da sé, dall'altro, dal mondo se la chiudiamo fuori dal mondo?).<br />
<br />
Il malessere psichico ha sempre a che fare con una disfunzione comunicativa: con il proprio mondo interiore, con il mondo dell’Altro, o con il mondo in genere; insomma, i simboli che utilizziamo per comunicare con noi stessi, con gli altri o per dotare di senso il mondo che ci circonda, non funzionano più adeguatamente, danno risposte erronee e disfunzionali, non vengono recepiti.<br />
<br />
Quale cura migliore, allora, se non l'Arte, quell'Arte da cui siamo nati come specie e che, con la sua intima e profonda capacita di connetterci al mondo, può permetterci ogni volta di rinascere? </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: right;">
<a href="http://www.msgdixit.it/">Massimo Silvano Galli</a></div>
<div style="text-align: right;">
<br /></div>
<div style="text-align: right;">
<br /></div>
Massimo Silvano Gallihttp://www.blogger.com/profile/13106682080963876792noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7979205945471771976.post-64876068214739719082015-04-14T07:21:00.001+02:002017-03-03T10:58:09.482+01:00L'occhio che vede, non vede se stesso<span style="color: #990000; font-size: 10pt; letter-spacing: 1px;"><b> INTRODUZIONE ALLA CURARTE</b></span><br />
<br />
<div style="text-align: left;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgW4-lUAiNqUQ47zti9SGfX2VGci9sGv39stA8ENvnGktBHeGN-u0DvoeRC41grPsyOYFKlZXnh_3jGJsDGwJ2rBcWVoES7X_DNyFmtWO4RMD3cEyCp2fWSBCJoTr1k3wGWXsolmtzI2rM/s1600/magritte_falsospecchio.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="233" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgW4-lUAiNqUQ47zti9SGfX2VGci9sGv39stA8ENvnGktBHeGN-u0DvoeRC41grPsyOYFKlZXnh_3jGJsDGwJ2rBcWVoES7X_DNyFmtWO4RMD3cEyCp2fWSBCJoTr1k3wGWXsolmtzI2rM/s1600/magritte_falsospecchio.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
I nostri sensi, come sappiamo, non ci restituiscono una realtà oggettiva, ma sempre mediata e, come ci hanno insegnato <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Kurt_G%C3%B6del">Gödel </a>prima (con il <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Teoremi_di_incompletezza_di_G%C3%B6del">principio di indecidibilità</a>) e <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Werner_Karl_Heisenberg">Heisemberg </a>poi (con il <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Principio_di_indeterminazione_di_Heisenberg">principio di indeterminazione</a>), l’osservatore modifica sempre l'osservato, per cui non v'è nulla, che appartenga all'umano, che non sia soggetto alla ricreazione del nostri sensi creatori.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Si pensi, per dirne una tra le tante, alla vista e alla sua straordinaria capacità di restituirci quella cosa che chiamiamo realtà come un unicum ininterrotto, un fluire di immagini in cui, consapevoli o meno, già esercitiamo le nostre spontanee facoltà creative. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Vi è, infatti, un punto in cui l’occhio non vede, non può vedere, ossia laddove convergono i nervi e i vasi sanguigni della retina. Lì si trova una piccola zona di circa 1.5 millimetri priva di cellule fotosensibili che dovrebbe causare alla nostra visione un continuo e improvviso campo nero tra le immagini in sequenza, come quando stiamo vedendo un film e, per un millesimo di secondo, la proiezione si interrompe mostrando -appunto- un frame nero. E’ lì che, invece, interviene il nostro cervello inventando, creando per noi, l’immagine mancante attraverso un processo di riempimento virtuale. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Quell’immagine non c’è, non esiste, è una composizione virtuale che il nostro cervello fa inventando per noi un pezzo di realtà affinché la realtà ci sembri, potremmo dire: "reale".</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Come disse <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Ralph_Waldo_Emerson">Emerson </a>in tempi insospettabili: «Abbiamo capito che non vediamo la realtà direttamente, ma mediatamente e che non abbiamo alcuna possibilità di modificare o correggere le lenti colorate attraverso le quali vediamo il mondo, né di calcolare l’entità dei loro errori». </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Per questo e altri fenomeni similari, possiamo parlare della realtà come di una simulazione creativa generata dal cervello, sotto il controllo di una determinante genetica e delle interazioni che stabiliamo con l’ambiente che ci circonda.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Siamo, cioè, immersi in un costante rapporto di ricreazione della realtà, una realtà che generiamo utilizzando vecchi simboli e inventandone di nuovi con lo scopo di attraversarla nel segno del godimento e del benessere, anziché nel segno del malessere e della sofferenza.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Non sempre, tuttavia, questo tentativo va a buon fine e, a volte, la complessità di questa creazione, in continua interazione con le creazioni altrui, finisce per dar vita a una realtà che fa stare male anziché stare bene. Qualcosa nel processo generativo, o nella sua condivisione, non ha funzionato e l'opera non risponde adeguatamente all'intento del suo creatore.<br />
<br />
E qui che interviene <a href="http://curarte-cura.blogspot.it/p/cose-curarte.html">CurArte</a>, operando con il soggetto affinché una nuova creazione funzionale e generatrice di benessere sostituisca la prima disfunzionale e generatrice di malessere.<br />
<br />
<div style="text-align: right;">
<span style="color: #990000;"><a href="http://www.msgdixit.it/">Massimo Silvano Galli</a></span></div>
<div style="text-align: right;">
<b><br /></b></div>
<div style="text-align: right;">
<b><br /></b></div>
</div>
Massimo Silvano Gallihttp://www.blogger.com/profile/13106682080963876792noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7979205945471771976.post-34940571014165651762015-04-08T13:10:00.000+02:002018-01-02T10:17:29.512+01:00L'Arte, l'anello mancante<span style="color: #990000; font-size: 10pt; letter-spacing: 1px;"><b> INTRODUZIONE ALLA CURARTE</b></span><br />
<br />
<div style="text-align: left;"></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhaGjL2F4RUoI7_E41IAnFGYJqd7tiUDljcSmXWszVFf6FxceEsZ40PZmBO0HW0ySXM8Sb8iBQCVudL_IwoTvNeRJG3W9CCKL6LQXxHQQZfMjYjVDSvu0P2oCpwuPdI-fqPJ0ygMggmPk/s1600/anello_mancante.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="627" data-original-width="1166" height="215" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhaGjL2F4RUoI7_E41IAnFGYJqd7tiUDljcSmXWszVFf6FxceEsZ40PZmBO0HW0ySXM8Sb8iBQCVudL_IwoTvNeRJG3W9CCKL6LQXxHQQZfMjYjVDSvu0P2oCpwuPdI-fqPJ0ygMggmPk/s400/anello_mancante.jpg" width="400" /></a></div>L’uomo che siamo, l'homo sapiens sapiens nasce circa quarantamila anni fa esclusivamente grazie a un atto creativo e la creatività, consapevoli o meno, permea tutta la nostra esistenza di specie. </div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Siamo come strani pipistrelli che invece di lanciare segnali ultrasuoni per orientarsi nel mondo, creiamo e lanciamo simboli di varia natura e foggia e, come i pipistrelli, andiamo a schiantare contro un muro, ci ammaliamo, quando i simboli che creiamo e lanciamo non sono più in grado di relazionarsi con il nostro mondo, dotandolo di senso. </div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">L’uomo, dice <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Jacques_Lacan">Jaques Lacan</a>, diviene tale nel momento in cui entra nella relazione simbolica, un passaggio che -appunto- ci dicono i paleontologi, segna lo sviluppo dell’umanità attorno ai quarantamila anni fa, ed è non a caso definito: il grande balzo in avanti dell’evoluzione umana. </div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Un’autentica rivoluzione adattiva, in cui improvvisamente compaiono le prime forme di decorazione corporea, gli ornamenti, i dipinti rupestri, la scultura; opere talmente raffinate la cui repentina comparsa rappresenta ancora oggi un enigma. </div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Emergono così capacità cognitive inedite e smisurate rispetto a quelle degli altri primati e i comportamenti sociali raggiungono livelli di estrema complessità e articolazione. </div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Ecco l’anello mancante di cui da sempre sono in cerca gli <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Sherlock_Holmes">Sherlock Holmes</a> dell’evoluzione. </div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Abbiamo passato secoli a scrutare e confrontare crani e splancnocrani: fossili, scheletri, ma l'anello mancante stava altrove: nella capacità di generare simboli, ossia di creare, di fare arte. </div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">L’artista tedesco <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Joseph_Beuys">Joseph Beuys </a>dirà, anche in questo senso che: “Ogni uomo è un artista”, ha cioè in sé un naturale potere creativo, trasformatore. </div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">La specificità dell’uomo è, infatti, quella di essere un animale visionario la cui natura è quella di trasformare tutto ciò che gli viene incontro in qualcosa d’altro, creando opportune mappe che gli consentano di dare un senso a quella cosa e di condividerla con altri affinché tale trasformazione renda la propria realtà più vicina ai propri bisogni e al proprio concetto di benessere. </div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">E' questo che fa dell'arte un "naturale" viatico contro ogni malessere.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div ><br />
<span style="color: #cc0000; text-align: left;"><b>Ti è piaciuto l'articolo? Seguimi su Facebook...</b></span></div><div class="fb-page" data-hide-cover="true" data-href="https://www.facebook.com/msgdixit" data-show-facepile="true" data-width="340"></div><br />
Massimo Silvano Gallihttp://www.blogger.com/profile/13106682080963876792noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7979205945471771976.post-67831166347634037972015-03-30T09:31:00.002+02:002017-10-25T08:28:45.160+02:00Il mito di CurArte<span style="color: #990000; font-size: 10pt; letter-spacing: 1px;"><b> INTRODUZIONE ALLA CURARTE</b></span><br />
<br />
<div style="text-align: left;"></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEje3S_6Uadu3UWGrcfk1nMPpkHkODJT9pJgMeolCrTGdv87DVGkGuMzoQGCMN84P5TC_B3lDGLvi9UH4mf1hn1tMcDtsA1YOVIAK9ewzC_0qBVL9xBbzRGkwz8c7ReVW69EnoxaXStj_ss/s1600/mitocurarte.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="627" data-original-width="1166" height="215" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEje3S_6Uadu3UWGrcfk1nMPpkHkODJT9pJgMeolCrTGdv87DVGkGuMzoQGCMN84P5TC_B3lDGLvi9UH4mf1hn1tMcDtsA1YOVIAK9ewzC_0qBVL9xBbzRGkwz8c7ReVW69EnoxaXStj_ss/s400/mitocurarte.jpg" width="400" /></a></div>Cura e arte, cura è atto creativo, sono saldati in una simbiosi indissolubile, poiché non c'è atto creativo che non preveda gesti e pensieri di cura, come testimonia il miracolo del concepimento, della gestazione e della nascita, perfetta restituzione, per quanto meccanica, del procedere di ogni creazione.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Bene lo spiega il mito con cui i greci raccontano -appunto- della dea Cura e di come un giorno, mentre attraversava un fiume, vide che i suoi piedi lasciavano impronte nel fango.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Curiosa, immerse le mani in quella poltiglia, ne raccolse una certa quantità e si mise a modellarla, a plasmarla, divertendosi a fingere, secondo l'etimo che rimanda il significato di "fingere" a “modello”, “dò foggia alla massa”. Così, dalle sue mani cominciarono a nascere strani oggetti, figure dotate di una grazie che lasciò Cura esterrefatta a contemplarle. Fu allora che sopraggiunse Giove.</div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">“Belli, cosa sono?” disse Giove.</div><div style="text-align: justify;">“Non so,,” sorrise Cura entusiasta, “Ma sono bellissimi, vero? Li ho fatti io.”.</div><div style="text-align: justify;">“Se vuoi,” propose Giove, “li faccio vivere.”. </div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">È così fu. Giove soffiò su quelle cose di fango e queste presero vita, ed erano tanto splendide che sia Cura che Giove volevano dargli il loro nome. </div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Ne nacque così una disputa. </div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Cura sosteneva che, essendo lei l'Autrice, era evidente che il nome dovesse essere il suo. Giove sosteneva che, in verità, il vero creatore era lui, poiché senza il suo intervento quelle cose altro non sarebbero state che oggetti morti e insignificanti. La disputa si complicò ulteriormente quando ad essa si unì la Terra rivendicando lei il diritto di dare un nome a quelle cose, poiché della sua materia erano fatti. </div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Così, per risolvere la diatriba, fu chiamato Saturno, il cui giudizio distribuì le responsabilità. </div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Giove, che aveva infuso lo spirito vitale, sarebbe dovuto tornare in possesso di quello spirito, per questo tali creature non avrebbero vissuto per sempre, ma un tempo determinato, dopodiché, una volta morte, il loro spirito sarebbe tornato in possesso di Giove. </div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Ugualmente, a Terra, sarebbe tornata in possesso della sua materia quando lo spirito vitale li avesse abbandonati. </div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Ma a possederli durante tutta la vita, sarebbe stata Cura. Colei che li aveva plasmati, che li aveva creati, con la stessa arte e con la stessa cura, avrebbe dovuto accompagnarli lungo tutta l’arco dell’esistenza, fino alla morte. </div><div style="text-align: justify;"><br />
</div><div style="text-align: justify;">Il nome, invece, come si sa, non sarebbe toccato a nessuno dei tre contendenti: l'essere si sarebbe chiamato "uomo", perché creato dall'humus.</div><br />
<div style="text-align: right;"><a href="http://www.msgdixit.it/">Massimo Silvano Galli</a></div><div style="text-align: right;"><br />
</div><div style="text-align: right;"><br />
</div><br />
<div><span style="color: #cc0000; text-align: left;"><b>Ti è piaciuto l'articolo? Seguimi su Facebook...</b></span></div><div class="fb-page" data-hide-cover="true" data-href="https://www.facebook.com/msgdixit" data-show-facepile="true" data-width="340"></div>Massimo Silvano Gallihttp://www.blogger.com/profile/13106682080963876792noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7979205945471771976.post-39057524582243479212015-03-19T10:38:00.000+01:002018-09-07T08:41:01.922+02:00Una cosa cui è successo qualcosa<span style="color: #990000; font-size: 10pt; letter-spacing: 1px;"><b> INTRODUZIONE ALLA CURARTE</b></span><br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: left;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdDYcyturd73OVnXxnzu6bV3Zt7YqJ99N15MfTyUMpAYrU-RNwSUN59YN71wk-0k_xZjq410DUQfeL7iCBSQNKPHBoEH7zdz0MuBqRlPDfKYgf1w8O9GJEKwbC0qph8czBjfSJAfHrgLU/s1600/template_dizionario_citazioni.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="215" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdDYcyturd73OVnXxnzu6bV3Zt7YqJ99N15MfTyUMpAYrU-RNwSUN59YN71wk-0k_xZjq410DUQfeL7iCBSQNKPHBoEH7zdz0MuBqRlPDfKYgf1w8O9GJEKwbC0qph8czBjfSJAfHrgLU/s400/template_dizionario_citazioni.jpg" width="400" /></a></div>
Sono un artista… Anzi, per stare sul trabattello dell’estetica post-moderna in cui pare siamo immersi, dovrei forse dire: “Sono un non-anti-artista”, affermazione che, potete immaginare, ci getterebbe in un ginepraio che, per il momento, vorrei evitare di potare, lasciando al resto di questo blog, che qui inizia la sua avventura, tempi e modi per dipanare anche questa matassa.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Martin_Heidegger">Heidegger </a>scrisse: “[…] l’arte è una cosa cui è successo qualcosa”… Ecco, se dovessi descrivere quello che faccio direi che: “Provo a far succedere qualcosa alle cose”, comprese quelle cose-non-cose che sono gli esseri umani quando, per qualche motivo, cadono in una di quelle buche che ogni tanto la vita ci riserva e, da lì, chiedono aiuto.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Rispettando il mio background pedagogico potrei invece definirmi; “un educatore della materia” che affianca alla personale produzione estetica, un'<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Arte_relazionale">arte di relazione</a>, ossia un’arte che si concreta in interventi di cura attraverso gli strumenti e le strategie dell’arte e di interventi di formazione all'utilizzo e allo sviluppo delle abilità creative per la crescita e il miglioramento della qualità della vita di persone e organizzazioni.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Abbiamo chiamato questo approccio “CurArte”, per prendere le distanze da qualsiasi percorso che educa al fare arte o alla fruizione dell’opera d’arte, così come nulla ha a che fare con le cosiddette “artiterapie”, che di arte -a mio avviso- hanno solo la suggestione nominale.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Nei percorsi di CurArte non si contemplano immagini artistiche, non si dipinge, disegna, scrive, scolpisce, suona, danza. Nei percorsi di CurArte si fa arte del problema che ci assilla trasformandolo in opera, in opera che cura, magari utilizzando la pittura, la scrittura, la musica, la danza, le arti in genere, insomma, ma a quel punto si tratta di questioni prettamente tecniche.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Cos'è dunque “CurArte”?</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
CurArte è l'arte della cura, dove l'artista-educatore accompagna i suoi curati lungo il cammino del cambiamento costruttivo affinché, “possano esserci” anziché sostare in quella condizione di crisi e malessere che quando ci prende ci costringe a “non esserci”, a non sentirci, a non percepirci nel pieno della nostra vitalità generativa.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Si tratta, dunque, di un altro modo di fare arte: quello di farla con l'Altro. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ma si tratta, anche, di un altro modo di curare (nel senso strettamente educativo di "prendersi cura di..." non certo in riferimento al concetto di guarigione), che altra cosa è: quello di farlo attraverso l'attivazione delle abilità creative e rigenerative dell'Altro, attraverso i sommovimenti tellurici che sempre l’atto del creare dispone. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
L'artista discende, allora, la scala delle proprie proiezioni biografiche e del proprio narcisismo per prendersi cura dell’Altro, per farsi strumento di accompagnamento verso altri mondi e altre consapevolezze; diventando il pennello, lo scalpello, la penna con cui l'Altro inventa la sua opera, l'opera della sua cura. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Un processo ri-creativo e ri-generatvo in cui l’opera opera sulla cura e per la cura.<br />
<br />
<div style="text-align: right;">
<a href="http://www.msgdixit.it/">Massimo Silvano Galli</a></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<br />
<div>
<span style="color: #cc0000; text-align: left;"><b>Ti è piaciuto l'articolo? Seguimi su Facebook...</b></span></div>
<div class="fb-page" data-hide-cover="true" data-href="https://www.facebook.com/msgdixit" data-show-facepile="true" data-width="340">
</div>
Massimo Silvano Gallihttp://www.blogger.com/profile/13106682080963876792noreply@blogger.com64100 Miano TE, Italia42.6203435 13.70501020000006142.614501 13.694925200000061 42.626186 13.715095200000061